MEMORIA DELL’ULTIMO SALUTO
AL SANTO EROE DELLA CRISTIANITA’
DOPO AVERLO VISTO PIANGERE
NELLA GROTTA DI LOURDES

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Cristo, pensoso palpito. Santo, Santo che soffri…
(Giuseppe Ungaretti)

ARTICOLO PUBBLICATO SU NOTIZIA OGGI VERCELLI LUNEDì 4-4-2005

Nel tempo di un amen è volata via lieve come una ghirlanda di luce la sua anima. Non prima di aver levato il braccio nell’estremo sforzo di benedizione. Immagine sbiadita nella penombra, proiezione di quel rantolo che giorni fa fece sussultare e piangere il mondo davanti alla finestra di San Pietro.

Non prima di aver udito il Rosario recitato a gran voce nella piazza gremita da una folla in lacrime, come le luminose candele accese dai fedeli attoniti ed angosciati. Totus Tuus… Avrà recitato nella sua mente alla Madre Celeste prima di spegnere gli occhi…

Giovanni Paolo II alla Grotta di Massabielle durante il suo ultimo pellegrinaggio a Lourdes nel 2004

Il Papa del Rosario Luminoso ha squarciato le tenebre per trovare quella pienezza d’amore, quell’epifania di carità di cui aveva narrato il 25 ottobre 1978 nella sua prima catechesi pontificale.

Umile seguace del suo predecessore nell’indicare le “sette lampade” dello Spirito Santo (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza. pietà e timor di Dio), sacerrima foce delle virtù teologali, intellettuali e cardinali. Ha varcato la soglia della speranza e scolpito nel grembo della Fede l’impronta di un gigante dal cuore così immenso da abbracciare le popolazioni più lontane, e abbandonate, nel suo pellegrinaggio al santuario vivente del popolo di Dio.

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Così robusto da non cedere ai primi assalti dell’agonia. Da non lasciarsi vincere dalla fatica e dalla sofferenza nemmeno in occasione del 150° anniversario della proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione durante l’ultimo estenuante pellegrinaggio a Lourdes.

Quell’Amen sulle note del Rosario è solo l’eco flebile della Grotta di Massabielle che ancora sparge in tutto il globo le preghiere lasciate il 14 e 15 agosto 2004 sulle onde baciate dal sole del Gave, il torrente che scorre sotto il Santuario di Notre Dame.

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La devozione mariana di Giovanni Paolo II lo ha spinto, sebbene sull’orlo della sua esistenza, ad avventurarsi in quell’ultimo viaggio, una Via Crucis vissuta in prima persona sotto gli occhi sbalorditi dei malati, che nel suo dolore prima si sono riconosciuti e poi da esso si sono sentiti in parte leniti; trasfigurati come Gesù sul Monte Tabor nella luce divina.

Un Calvario personale percorso con la dignità di Cristo stesso quando sulla salita verso il Golgota incontrò lo sguardo della Madre: benevolo e pietoso come quello che la Madonna rivolse a Bernadette Soubirous recitando insieme a lei il Rosario fin dalla prima apparizione.

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Quella corona mistica e taumaturgica al tempo stesso che proprio Karol Wojtyla ha voluto impreziosire con cinque nuovi Misteri della Luce. Come se fossero fiori da offrire alla Regina del Cielo e della Terra. E la sua adorazione filiale è stata ricompensata già in questo mondo nel sostegno che ha ricevuto alle sue innumrevoli lotte per la Cristianità e l’Umanità intera.

Solo chi è stato a Lourdes in quegli assolati giorni ferragostani ricorda i segni di dolore impressi sul volto mentre giungeva alla Grotta, la volontà di inginocchiarsi a tutti costi con eroico sforzo, le parole sempre più deboli dell’omelia nell’immensa prateria trapunta di fedeli, tutti consapevoli che forse sarebbe stata l’ultima visita di questo straordinario Pontefice al Santuario francese, forse l’ultimo pellegrinaggio… Com’è stato!

Ed è per questo che chi ha visto la testa ciondolante del Papa portato sul sentiero tortuoso dell’Esplanade che s’insinuava tra la folla festante non ha resistito alla commozione.

Le lacrime di gioia e compassione sono sgorgate vive dal cuore così come l’incessante canto in francese “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Inni, applausi, bandiere, grida da stadio che hanno scosso, entusiasmato e fatto forza al Pontefice sofferente.

Lo hanno spronato a continuare nella Via Crucis terrena che come per Gesù si faceva sempre più dura ad ogni stazione. Ma la Vergine Immacolata, che “tutto suo” aveva sempre adorato e seguito con autentico amore filiale, sembra aver voluto fargli dono dell’Ultima Grazia.

Come se avesse scritto nel capitolato del Cielo il momento esatto, come se avesse caricato un orologio invisibile con la puntualità di una guardia svizzera. L’ha lasciato pregare e vivere fino ai Vespri della vigilia della Divina Misericordia.

La festa che tanto amava, creata e voluta da lui stesso per esaudire le impetrazioni di quella suor Faustina, al secolo Elena Kowalska, che gli stesso elevò agli onori degli altari beatificandola nel 1993 e caonizzandola nel 2000. In quel sacro intreccio di Umiltà, Devozione e Santità che soltanto il segreto del Rosario può spiegare.

E la Divina Provvidenza gli ha concesso di pregare fino al suo estremo, onnipotente Amen.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Fabio Carisio inviato speciale a Lourdes il 14-15 agosto 2004 in occasione del 150° anniversario della proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione

http://www.gospanews.net/2019/02/05/la-vittoria-di-papa-francesco-esecrabili-jihad-e-terrorismo/

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2 commento su “GIOVANNI PAOLO II: L’ULTIMA GRAZIA AL PAPA DEL ROSARIO LUMINOSO”

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