Oggi si celebra la patrona d’Italia delle Estasi e delle Stimmate rimaste Invisibili fino alla sua Morte
“Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco (amore) in tutta la Terra”
Santa Caterina da Siena
Introduzione di Fabio Giuseppe Carlo Carisio – direttore di Rinascimento Cristiano
Questo celeberrimo invito profetico ai Cristiani della Patrona d’Italia e d’Europa ha un’ancipite (duplice) natura che è stata rimarcata in un’antica immaginetta da giaculatorie che conservo con parrticolare attenzione e devozione.
In essa è stato aggiunta la parola “Amore” anche se in tante citazioni di questa sua nota frase non compare.
Questa parola sembra volta a edulcora il termine roboante “Fuoco” anche se esiste un’entità soprannaturale che le accomuna in modo adamantino: il Santissimo Spirito Paraclito disceso in lingue di fuoco sugli apostoli nella Pentecoste ma anche potenza d’amore universale da renderli amanti del loro Maestro Gesù Cristo – crocifisso e morto nel nome del Padre Onnipotente ma poi Risorto – e dell’Umanità fino al martirio ad imitazione del Figlio di Dio.
E Santa Caterina emulò con tutta la sua forza spirituale l’esempio degli Apostoli.
In particolare di San Giovanni, l’unico a essere sempre fedele a Gesù anche sotto la Croce e pertanto premiato con la nascita naturale al Cielo, sebbene dopo molteplici sofferenze per la detenzione nell’Isola di Patmos dove scrisse il Libro dell’Apocalisse.
La senese Sposa di Dio, votatasi alla verginità fin dalla fanciullezza, entrò nell’ordine delle Terziarie Dominicane dopo indicibili travagli perchè fu inizialmente rifiutata per la troppo giovane età (16 anni) e quindi colpita da pustole che la sfigurarono fino a indurre la Priora ad accoglierla nel convento.
Come il copatrono italiano San Francesco d’Assisi e il suo contemporaneo seguace San Pio di Pietrelcina nell’aprile 1375 ricevette le stigmate nella chiesa di Santa Cristina a Pisa, stimmate che solo lei poteva vedere ma che furono rese visibili poco prima della sua morte.
Le Visioni Mistiche di Gesù Cristo
E’ considerata una delle più radiose mistiche della Chiesa Cattolica perchè Caterina fu testimone di fenomeni soprannaturali caratterizzati anche da estasi e visioni.
Secondo i racconti del suo confessore, già all’età di sei anni ella si sarebbe rifugiata in un eremo per soddisfare il suo desiderio di consacrarsi. Durante una notte di carnevale del 1367 le apparve Cristo accompagnato dalla Vergine e da una folla di santi, e le donò un anello visibile solo a lei, sposandola misticamente.

Dopo essere stata accolta dalle Mantellate, frequenti furono le sue estasi presso la chiesa del convento dedicata a san Domenico. Qui stava ritirata in preghiera e qui aveva frequenti colloqui familiari con Gesù Cristo, suo mistico sposo. Sono annoverate frequenti estasi da lei avute mentre rimaneva appoggiata a un pilastro ottagonale della chiesa. Qui dette le sue vesti a Gesù sotto forma di povero, che poi la rivestì di vesti che non le fecero più sentire il freddo. Qui le apparve Gesù circondato da luce che le aprì il petto e le porse il suo cuore, dicendo:
“Ecco carissima figlia mia, siccome io l’altro giorno ti tolsi il tuo cuore, così ora ti do il mio per il quale tu sempre vivi”.
Nel Trattato della Divina Provvidenza vengono da lei stessa descritti alcuni di tali episodi mistici, tra i quali rende per esempio ciò che Dio le avrebbe rivelato circa il mistero trinitario e l’incarnazione del Figlio:
«Mandai el Verbo dell’unigenito mio unico Figliuolo (el quale fu figurato per Eliseo) che si conformò con questo figliuolo morto, per l’unione della natura divina unita con la natura vostra umana. Con tutte le membra si unì questa natura divina, cioè con la potenza mia, con la sapienza del mio Figliuolo e con la clemenzia dello Spirito Santo, tutto me, Dio, abisso di Trinità, conformato e unito con la natura vostra umana.»
L’Orazione allo Spirito Santo e la Morte invocando il “Sangue di Cristo”
La sua orazione allo Spirito Santo è considerata una delle vette della spiritualità cristiana:
«Spirito Santo, vieni nel mio cuore, per la tua potenza tiralo a te, Dio vero. / Concedimi carità e timore. / Custodiscimi o Dio da ogni mal pensiero. / Inflammami e riscaldami del tuo dolcissimo amore, / acciò ogni travaglio mi sembri leggero. / Assistenza chiedo ed aiuto in ogni mio ministero. / Cristo amore, Cristo amore.»
Secondo la tradizione, durante gli ultimi giorni della sua vita ci furono continue visite dei figli spirituali e a ciascuno di essi, dopo le comuni raccomandazioni, lei comunicava ciò che dovevano fare successivamente nella vita.

La mattina della domenica dopo l’Ascensione, il 29 aprile 1380, prima dell’alba, fu notato in lei un grande mutamento, che fece pensare all’avvicinarsi della sua ultima ora. Il suo respiro diventò così fievole che fu deciso di darle l’Unzione degli infermi. Durante le sue ultime ore più volte chiamò “Sangue! Sangue!”.
E infine disse: “Padre, nelle tue mani raccomando l’anima e lo spirito mio”. Spirò quella domenica 29 aprile del 1380, poco prima di mezzogiorno.
Era infatti sempre stata particolarmente devota al Preziosissimo Sangue di Gesù, la “non colta vergine di Fontebranda” ricevette in dono dallo Spirito Santo Dio non solo “le sacre stigmate”, ma anche il “mistico sposalizio”, la “sapienza infusa”.
Identificò la Chiesa con il Suo corpo mistico e il pontefice con il Vicario di Cristo in terra, a cui, in quanto tale, erano dovuti ossequio e obbedienza.
L’Eredità Pastorale ed Epistolare
Richiamò vigorosamente il clero a un forte impegno pastorale per arginare la dispersione dei fedeli, il Pontefice al suo ritorno nella Santa Sede legittima, a Siena per la pacificazione locale. Il suo impegno politico ebbe il fine «di sconfiggere il dimonio e toglierli la signoria che egli ha presa dello uomo per lo peccato mortale, e trargli l’odio del cuore, e pacificarlo con Cristo Crocifisso e con il prossimo suo» (Lettera 122).
Caterina ha lasciato un epistolario di 386 lettere, una raccolta di 26 preghiere e il Dialogo della Divina Provvidenza. Molte delle opere di Caterina sono state dettate, anche se la santa era capace di scrivere e scrisse alcune lettere di suo pugno.
Alla morte di Caterina i suoi discepoli raccolsero le sue lettere. Il teologo Tommaso Caffarini, incaricato delle trattative per la canonizzazione di Caterina, fu autore della raccolta considerata ufficiale.
Le Orazioni di Caterina furono raccolte dai suoi discepoli negli ultimi tempi della sua vita. Si tratta di un’antologia delle molte preghiere che Caterina pronunciò nel corso delle sue estasi, messe per iscritto dai suoi discepoli presenti.
Santa Caterina Dottore della Chiesa
Caterina da Siena fu canonizzata dal papa senese Pio II nel 1461. Nel 1866 il papa Pio IX la volle annoverare fra i compatroni di Roma.
Paolo VI ha proclamato santa Caterina dottore della Chiesa il 3 ottobre 1970. Seconda donna a ricevere tale titolo nella storia della Chiesa dopo Teresa d’Avila, l’omelia affermò che:
«Tutti voi, del resto, ricordate quanto […] sia stata affamata di giustizia e colma di viscere di misericordia nel cercare di riportare la pace in seno alle famiglie e alle città, dilaniate da rivalità e da odi atroci; quanto si sia prodigata per riconciliare la repubblica di Firenze con il Sommo Pontefice Gregorio XI, fino a esporre alla vendetta dei ribelli la propria vita. […]
Leggiamo dall’Omelia di Papa Paolo VI:
Noi certamente non troveremo negli scritti della Santa, cioè nelle sue Lettere, conservate in numero assai cospicuo, nel Dialogo della Divina Provvidenza ovvero Libro della Divina Dottrina e nelle «orationes», il vigore apologetico e gli ardimenti teologici che distinguono le opere dei grandi luminari della Chiesa antica, sia in Oriente che in Occidente; né possiamo pretendere dalla non colta vergine di Fontebranda le alte speculazioni, proprie della teologia sistematica, che hanno reso immortali i Dottori del medioevo scolastico.

E se è vero che nei suoi scritti si riflette, e in misura sorprendente, la teologia dell’Angelico Dottore, essa vi compare però spoglia di ogni rivestimento scientifico. Ciò invece che più colpisce nella Santa è la sapienza infusa, cioè la lucida, profonda e inebriante assimilazione delle verità divine e dei misteri della fede, contenuti nei Libri Sacri dell’Antico e del Nuovo Testamento: una assimilazione, favorita, sì, da doti naturali singolarissime, ma evidentemente prodigiosa, dovuta a un carisma di sapienza dello Spirito Santo, un carisma mistico.»
Caterina da Siena riteneva che assistere gli ammalati e i poveri, che impersonavano Cristo sofferente, fosse il modo per trovare il Signore.
Sono ricordati diversi episodi di carità verso i poveri (come i vestiti dati ai più bisognosi o un mantello donato a un povero pellegrino) e verso gli infermi (come Cecca la lebbrosa, che lei assistette e curò con amore, anche se si narra che la sua assistenza venne ricambiata con percosse e insulti).
Caterina fu attiva soprattutto presso l’ospedale di Santa Maria della Scala, che accoglieva moltissimi pazienti affidati alle modeste cure mediche del tempo e alla pietosa assistenza dei parenti e di qualche volontario.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
fondatore e direttore Rinascimento Cristiano – Pagina Facebook
direttore Gospa News
Caterina nella Memoria di “Santi e Beati”
fonte Santi e Beati
Nome: Santa Caterina da Siena
Titolo: Vergine e dottore della Chiesa, patrona d’Italia
Nome di battesimo: Caterina di Jacopo di Benincasa
Nascita: 24 marzo 1347, Siena
Morte: 29 aprile 1380, Roma
Ricorrenza: 29 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrona di:
Varazze, Cengio, Poggio San Vicino
Canonizzazione:
1461, Roma, papa Pio II
Luogo reliquie:Basilica di Santa Maria sopra MinervaBasilica cateriniana di San Domenico
Il Signore è solito servirsi di umili e deboli creature per operare cose grandi: si servì di Ester per liberare il suo popolo dalla morte, di Giuditta per abbattere l’invitto Oloferne, si servì di Maria SS. per compiere la Redenzione, si servì di Santa Caterina da Siena per dare la pace alla Chiesa e ai popoli del suo tempo.
Nacque Caterina nell’illustre città di Siena, focolaio di grandi santi, nell’anno 1347.
Già a sette anni la santa fanciulla manifestò una pietà non comune e una virtù tale per cui, a otto anni, fece voto di verginità.
Per mantenersi fedele a questa promessa, restò sempre ritirata, parca nel parlare, in continua unione col Divino Sposo mediante l’orazione e particolarmente con la mortificazione del suo corpo, che macerò con digiuni e flagelli ed ancor più con la mortificazione interna.
La fanciulla, fatta segno a ingiurie e villanie, rimase ferma, tutto soffrendo per Gesù, e infine fu vittoriosa. I suoi genitori, scorgendo la mano di Dio che difendeva e guidava la loro figliuola, le lasciarono piena libertà.
D’allora in poi moltiplicò le sue penitenze esterne; quando però il confessore le impose un po’ di moderazione, ella, sapendo essere maggiore il valore dell’ubbidienza, subito le moderò. Fu ammessa nella Congregazione delle Terziarie Domenicane, ove trovò modo di esercitarsi in tantissime pratiche di mortificazione; tra le altre, ammirabile fu il rigoroso silenzio che mantenne per tre anni.
Il Divin Maestro inoltre la rese degna d’imitarlo nella sua passione, facendola oggetto di disprezzo e di accuse anche da parte di chi le doveva riconoscenza e amore.
La Santa, con eroica carità, tutto soffrì e perdonò, ricambiando gli ingrati con le cure più amorose.
Un cuore apostolico quale quello di Caterina non si limitava alla carità materiale; essa infatti ci lasciò i suoi scritti ascetici e le sue 300 e più lettere, piene di santo ardore, indirizzate a Pontefici, a principi, a popoli in discordia tra di loro.
Ottenne, dopo suppliche, preghiere, digiuni e colloqui, che il Papa da Avignone ritornasse a Roma; ottenne la pace tra città nemiche; ottenne frutti consolantissimi in tutta l’Europa.
Zelo e attività ammirabili in una donna! Nella Bolla di canonizzazione si legge: «Nessuno mai trattò con essa senza partirsene migliore di prima».
Amava di straordinario amore e devozione il Papa, e lo chiamava il «dolce Cristo in terra».
Il Maestro Divino, dopo averla favorita del dono celeste delle sante stimmate, di rivelazioni e miracoli, le diede quella immarcescibile corona per cui tanto si era affaticata, chiamandola in cielo il 29 aprile 1380. Pio XII la proclamò Patrona Principale d’Italia.